Qui si impara l’arte dell’osservazione
Nel centro si organizzano corsi di scultura con materiali tradizionali o con tecniche innovative; lavorazione del vetro con la legatura a piombo oppure con la tecnica Tiffany; microfusione e microscultura, per la realizzazione di piccole figure e gioielli (in argento principalmente). I corsi, della durata di tre mesi ciascuno (tre ore un paio di volte a settimana, per un totale di circa 70 ore), si articolano su tre livelli, per consentire un approccio graduale e via via acquisire padronanza nella manualità. Fondamentale è il primo livello, dove si impara a osservare per ottenere nella propria mente una visione oggettiva della figura da riprodurre.
Il punto di partenza è ciò che meglio conosciamo e che ci è più familiare: l’immagine di sé, ovvero l’autoritratto, eseguito in dimensioni naturali.
Mediante l’ausilio di fotografie si studiano proporzioni e caratteristiche della testa, che sarà modellata in una speciale plastilina. Si procede ritoccando la figura per gradi, partendo dalla forma del visoe del cranio, quindi si passa alle orecchie e si tracciano le linee espressive (anche le rughe!); per ultima, si aggiunge la capigliatura.
Il ritratto verrà poi ultimato eseguendo un calco per una riproduzione in gesso.
„L’aspetto più difficile di questo primo corso – sottolinea Micheli – riguarda il passaggio dalla mente alle mani, che devono realizzare la figura pensata. Io non spiego, non faccio vedere come si fa, perché mostrerei solo come lo farei io. Ognuno deve invece trovare il proprio modo di lavorare. È come aiutare un cieco ad attraversare la strada: se lo prendi per mano e lo accompagni non gli insegni nulla. Al contrario, se gli fornisci indicazioni precise circa il percorso da affrontare, in futuro sarà in grado di farlo da solo“. Al secondo livello, quando la persona è capace di lavorare con le mani secondo il canone richiesto, si affronta la copia di un modello (o modella) dal vivo, eseguendo una riproduzione in scala, solitamente 2:1, cioè la metà rispetto alla grandezza reale. La difficoltà a questo stadio consiste nel mantenere fede alle proporzioni. Raggiunta una buona padronanza della manualità, si passa all’uso di altri materiali. Primo fra tutti la creta, che offre infinite possibilità grazie all’uso dei colori e degli smalti.
Al terzo e ultimo livello si situa infine il corso di scultura della pietra, principalmente il marmo e l’alabastro. Al termine di questo lungo percorso, ciascuno sarà quindi libero di sviluppare il proprio stile applicando le competenze acquisite. Rimanendo comunque sempre nell’ambito della raffigurazione realistica.
Un centro dinamico e vivace
Oltre ai corsi, l’associazione organizza numerose attività, tra cui viaggi di carattere culturale, soprattutto in Toscana e nel Veneto. Puntualmente vengono proposte infatti delle visite abbinate al reperimento dei materiali alle cave di Carrara per il marmo, nella zona di Volterra, ricca di alabastro, oppure nel Veronese, dove si trova una pietra molto tenera. Le cave sono luoghi di estremo interesse artistico grazie alla presenza di laboratori con artigiani molto bravi con cui potersi confrontare, e di spazi dedicati a mostre a tema, come quella di Carrara dedicata alla lavorazione del marmo in epoca romana.
Una o due volte all’anno il centro tiene una giornata di porte aperte per presentarsi al pubblico. Di recente, nel mese di marzo, si è svolto inoltre l’evento „Cena in atelier“, esteso a tutti gli interessati, per una serata all’insegna dell’amicizia, dell’arte e del buon cibo. L?associazione presenta apertura e ospitalità anche mettendo a disposizione postazioni di lavoro per artisti indipendenti. „Tra le persone che lavorano qui insieme si forma un bel rapporto. Non c’è mai competizione tra chi è alle prime armi e chi è più esperto“ sottolinea Micheli.
Tra le numerose iniziative, infine, vi è l’attività espositiva mediante mostre realizzate in collettiva. A tale proposito però Micheli ci tiene a dire la sua. „Non mi piace trasformare l’arte in mercificazione. Ecco perché non vendo le mie opere. L?arte per me non è un lavoro: i soldi in quello che faccio non ci devono proprio entrare. Per questo preferisco regalare le mie opere piuttosto di venderle. O, peggio ancora, realizzarle su commissione. Pensare di farne un lavoro mi rovinerebbe lo spirito, perché lo sentirei come un impegno e lo farei contro voglia. Sono convinto che quando l’arte diventa una professione si impoverisce. Io faccio un ritratto solo perché mi piace e perché trovo interessante un volto“.
Un punto di vista non da tutti condiviso, ovviamente, specie nell’ambiente artistico, ma che tuttavia ben traduce la visione personale di un artista un po’ contro-corrente quale è Marcello Micheli.
Associazione Artistica Kalos – via al Doyro 6 – 6815 Melide
tel. 076 3733568