Associazione Kalos, il "bello" della scultura

di Ivana Aldi Molgora

ALL’INTERNO DELLE MOLTEPLICI REALTÀ CHE CARATTERIZZANO IL NOSTRO PANORAMA ARTISTICO E CULTURALE, DA QUELLE PIÙ AUTOREVOLI ALLE PIÙ IMPROBABILI SE NON QUANTO MENO DISCUTIBILI, ESISTE UN MONDO DOVE L’ARTE VUOLE ESPRIMERE SOLO SE STESSA. DI QUESTO MONDO, DISTANTE DALLE AMBIZIONI UTILITARISTICHE DELLA MERCIFICAZIONE, FA PARTE L’ASSOCIAZIONE ARTISTICA KALÓS DI DAVESCO SORAGNO (ndr oggi di Melide) . NEL SUO ATELIER SI TENGONO CORSI PER FARE EMERGERE L’ARTISTA CHE È DENTRO DI NOI, ACCOMPAGNANDO LA PERSONA LUNGO UN PERCORSO CHE PARTE DAL CUORE, PASSA ATTRAVERSO GLI OCCHI, PER GIUNGERE INFINE A COGLIERE L’ANIMA DEL SOGGETTO RITRATTO, LA SUA ESSENZA. CHE LE MANI PLASMANO POI NELLA MATERIA. NON SI INSEGNA LA SCULTURA, BENSÌ LE DIVERSE TECNICHE DI LAVORAZIONE. PERCHÉ LA SCULTURA, COSÌ COME L’ARTE PIÙ IN GENERALE, NON SI PUÒ INSEGNARE.

Una grande, incondizionata passione.

L’Associazione Artistica Kalós, orientata verso la promozione della conoscenza e l’apprendimento delle arti plastiche, viene ufficializzata nel 2003, anche se in pratica la sua nascita effettiva risale a cinque anni prima, nel 1998, quando il suo fondatore, Marcello Micheli, apre una scuola di scultura. Un’impresa che si concretizza un pò per caso, un pò perché, forse, era destino. Quella di Marcello Micheli è la storia di un grande amore. Una passione che, come spesso accade, ha dovuto sacrificare per dedicarsi alle cose della vita: lo studio, il lavoro, la famiglia. Ma che gli è rimasta sempre nel cuore. Di origini toscane (nato a Lucca nel 1950), inizia a fare scultura all’età di 15 anni, da autodidatta. Influenzato indubbiamente dalla madre, una pittrice. Ma si sa, di arte non si può vivere e quindi i suoi studi lo hanno condotto in tutt’altra direzione. Professionalmente Micheli si è affermato dapprima nel ramo della produzione, vendita e progettazione di apparecchiature mediche, attività che ha svolto in italia attraverso due società di cui era titolare. Arrivato in Svizzera nel ’79, ha quindi cambiato mestiere o, per meglio dire, mestieri. Di occupazioni Micheli ne ha avute diverse, dai lavori manuali come l’idraulico, il muratore o l’imbianchino, a quelli più di „testa“, come le indagini di mercato. Attualmente, e da diversi anni ormai, si occupa di contabilità e consulenza fiscale.

La scultura non è la mia professione – precisa Micheli – è il mio sfogo“. Il riavvicinamento alla sua amata arte, riprendendo a fare ritratti, avviene all’età di 44 anni. Quattro anni dopo, la decisione di iniziare a tenere corsi di scultura, spinto dal desiderio di condividere con altri questa passione. Contrariamente a quanto lasciava supporre la scarsità di offerte nell’ambito dei corsi per adulti, orientati perlopiù verso le lingue, l’artigianato o la pittura, le lezioni di scultura proposte da Micheli suscitano un immediato, inaspettato interesse. Tanto che da allora ha tenuto regolarmente due corsi all’anno con una media di 6 partecipanti ciascuno. Fra questi figurano persone di tutte le età, dai 25 agli 85 anni (perlopiù donne) interessate all’arte, rigorosamente non esperte. Alcuni di loro nel tempo sono poi passati al professionismo, anche con risultati molto buoni. Altri invece sono rimasti nell’associazione, contribuendo a mantenere vivo questo progetto. (I nomi esposti nell’articolo originale sono stati qui cancellati per motivi di privacy – ndr).

Il cuore pulsante dell’associazione

Il centro artistico, un salone ampio e luminoso, situato all’interno di un capannone industriale, dove lo spazio è frazionato in diverse postazioni di lavoro. Sui tavoli le figure incompiute, soprattutto ritratti, si affiancano armoniosamente, confrontandosi in un mutuo dialogo con le opere finite, posate su mensole che riempiono le pareti. Diverse le forme e i materiali, gli attrezzi riposti. „Io faccio collezione di persone. In un viso si trovano un’infinità di aspetti, che raccontano la storia di ciascuno. Io cerco di leggere e riprodurre questa storia“. Micheli mi mostra alcuni dei suoi ritratti, quelli per lo più significativi: un uomo conociuto in Croazia, la cui asimmetria dei tratti rivela una certa ironica ambiguità; un oste di Parma, un „bonaccione“ dallo sguardo schietto e vivace; la maestra di piano della figlia, opera che lo ha riavvicinato alla scultura dopo gli anni dell’abbandono; la padrona del ristorante di Attinghausen, famoso per il pollo al cestello; il frate croato, scultura che lui ha realizzato in occasione del 150.mo della sua nascita e che ha poi regalato al museo di Spalato; persino papa Woytyla e il presidente Obama. Non soggetti astratti, bensì raffigurazioni „vive“ popolano l’ambiente del centro Kalos (non a caso il termine in greco significa „bello“. È questo il cuore pulsante dell’associazione, dove Micheli si sente a casa propria. E come a casa, vi si respira un’atmosfera accogliente e famigliare. In un angolo separato, la cucina e un tavolo dove cenare tutti assieme per condividere anche momenti di amichevole convivialità. Il centro Artistico Kalós è molto più che un semplice atelier, è un punto di incontro e di confronto dove la creatività trova libera espressione.